Ho visto questo film per caso,
in una serata in cui svegliatomi di notte riaddormentarsi era impossibile, troppi pensieri, non mi restava altro che provare a fare zapping in tv.
Ad un orario improponibile, intorno alle 2 di notte, resto ipnotizzato da un film appena iniziato, con un giovane Max Von Sydow.
Affascinato da una atmosfera all’inizio quasi Chisciottesca, la visione scorreva veloce e intensa in uno scenario in cui l’umanità lotta con la peste, tra disumanità e la giusta punizione divina che ci condannava alla sofferenza.
Finché quella scena mi ha folgorato.
L’uomo che gioca a scacchi con la morte.
La trovo una delle scene che più mi rimangono in mente di tutti i film che ho visto.
Vi trovo esservi tutto, il gioco di luce del bianco e nero, la pura filosofia estatica.
La partita è quasi un momento di serenità, un gioco sul filo della disperazione, una sfida per la vita, una battaglia per prendere tempo ingannando la morte.
E’ una analisi sulla fede e sulla paura della morte dinnanzi alla quale non posso che concludere citando come il film inizia:
“E quando l’agnello aperse il settimo sigillo, si fe’ nel cielo un profondo silenzio di mezz’ora. E vidi i sette angeli che stavano dinanzi a Dio, e furono date loro sette trombe”
Stefano Foglia